Quadro sistematico:
Classe: Rettili
Sottoclasse: Anapsidi
Ordine: Cheloni
Sottordine: Criptodiri
Famiglia: Chelonidae
Tra le tartarughe marine presenti in Mediterraneo, Caretta caretta è la specie più diffusa. È la più piccola tra le tartarughe del Mediterraneo: può raggiungere 110 centimetri di lunghezza di carapace e un peso di 180 chilogrammi. Presenta il carapace di colore marrone-rossiccio, nei giovani è presente una carenatura dorsale dentellata. Si contano cinque placche vertebrali, 5 paia costali e circa (il numero preciso determina un importante carattere distintivo) 12 paia marginali. Il piastrone è giallastro con la testa ricoperta di squame.
La specie è considerata endangered, a livello regionale e globale, ed è perciò protetta da normative internazionali e, in particolare, da numerose convenzioni tra le quali la Convenzione di Barcellona e relativo protocollo aggiuntivo che prevede misure di protezione e di conservazione per la specie vietandone l’uccisione, il commercio e il disturbo durante i periodi di riproduzione, migrazione, svernamento e altri periodi in cui gli animali sono sottoposti a stress fisiologici.
Alimentazione.
La dieta comprende sia organismi bentonici che animali planctonici come alcune meduse (la Caravella portoghese Physalia physalia, temibile e spesso mortale per l'uomo) e alcuni organismi dalla consistenza gelatinosa che formano colonie lunghe parecchi metri come le salpe. Si ciba inoltre di pesci come i cavallucci marini e pesci ago che frequentano le praterie di Posidonia. A volte, in acque poco profonde, ricerca aragoste, granchi e gamberetti e numerose specie di molluschi che frequentano rocce e coralli.
Distribuzione e habitat.
Le Tartarughe marine sono presenti in tutto il Mediterraneo, ma con particolare frequenza in alcune zone neritiche, utilizzate come aree di sosta e di alimentazione, come l’Alto Adriatico, il Mar Ionio, le coste tunisine e libiche e la costa spagnola. Le aree di nidificazione sono invece concentrate nella metà orientale del Bacino. I siti riproduttivi più importanti si rinvengono in Grecia, Turchia, Cipro e Libia, paesi che concentrano da soli il 97% dei circa 7200 nidi annualmente deposti in Mediterraneo (per circa 3.000 le femmine nidificanti).
C. caretta è l'unica specie di tartaruga marina nidificante lungo le coste italiane. La Penisola si colloca marginalmente ai limiti occidentali dell’areale riproduttivo mediterraneo della specie, ma i suoi mari costituiscono aree strategiche di sosta e migrazioneIn passato, la nidificazione di Caretta era, con ogni probabilità, un fenomeno regolare e relativamente diffuso lungo le coste del Meridione d’Italia, ma i dati al riguardo sono piuttosto sporadici e imprecisi. Nel corso degli ultimi 25 anni del secolo scorso, casi di nidificazione si registrano sulle isole e le coste siciliane, in Sardegna, lungo le coste pugliesi e quelle ioniche di Basilicata e Calabria. La nidificazione era però oramai ritenuta, a livello nazionale, come sporadica o occasionale, eccezion fatta per le Isole Pelagie (Linosa e Lampedusa), isole sulle quali la nidificazione della specie risultava accertata, se pur non tutti gli anni, sin dal 1975, ma sempre in numero esiguo di casi (2-3 nidificazioni/anno, nel ventennio 1980-1999).
Una campagna mirata di ricerche, promossa e coordinata sin dal 2000 dal Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria lungo la costa ionica della regione, ha, tuttavia, mutato totalmente il quadro nazionale. Le ricerche hanno infatti portato alla scoperta, nel settore ionico reggino compreso tra Capo Bruzzano e Melito di Porto Salvo, di un tratto costiero di regolare riproduzione, passato precedentemente inosservato, che è ora riconosciuto come principale area riproduttiva italiana (da 15 a 20 nidi/anno, pari al 60% dei nidi deposti annualmente in Italia).
Riproduzione:
In Mediterraneo, il periodo della deposizione si colloca tra fine maggio e agosto e ogni femmina depone, ogni 2-3 anni, da 3 a 4 nidi a stagione. La deposizione avviene di regola in ore notturne. Ogni nido contiene in media un centinaio di uova (delle dimensioni di una pallina da ping-pong), deposte in una buca scavata nella sabbia e lì lasciate dalla femmina, dopo essere state accuratamente ricoperte. Il calore della sabbia consente l’incubazione delle uova. La durata del periodo varia quindi in relazione all’andamento termico stagionale e alle caratteristiche della sabbia (colore, granulometria, umidità), oscillando, in genere, tra i 45 e i 70 giorni. La temperatura della sabbia determina altresì il sesso delle piccole tartarughe, nel corso del loro sviluppo embrionale: al di sopra di un valore soglia di circa 29 °C (che, in condizioni ideali si colloca a metà della camera delle uova), nasceranno femmine, al di sotto, maschi.
I piccoli, rotto il guscio grazie ad una struttura particolare, il "dente da uovo" (che viene perso nel giro di due settimane) non emergono subito dal nido, ma alcuni giorni dopo (in genere 3-4), periodo necessario al riassorbimento del sacco vitellino e al “raddrizzamento” del carapace. L’emersione può essere sincrona o protrarsi per alcune notti, in relazione alla maggiore o minore sincronia nei tassi di sviluppo embrionali (determinati, a loro volta, dalle variazioni termiche della camera del nido).
Ad emersione avvenuta (in genere nelle ore notturne per evitare i predatori e il disidratazione delle alte temperature diurne) i piccoli si dirigono rapidamente verso il mare, ossia verso l’orizzonte più luminoso. Questo comportamento spiega gli effetti di disorientamento che l’illuminazione artificiale determina sui piccoli, portandoli a dirigersi verso terra, causandone così la morte. Una volta giunti in mare, i piccoli nuotano ininterrottamente per oltre 24 ore, grazie alle riserve immagazzinate, allontanandosi dalla costa per raggiungere zone ricche di nutrienti in alto mare
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