Nell'area di Progetto la specie è sottoposta a diverse minacce aventi per lo più origine antropica.
Pulizia e spianamento
La pulizia e lo spianamento meccanico degli arenili costituisce la problematica principale, per incidenza ed impatto, considerata la sua diffusione e le conseguenze distruttive sui nidi. Tale pratica viene giustificata dalla necessità di eliminare i rifiuti dagli arenili (diffusamente ed abbondantemente presenti in diversi settori) prima della stagione turistica e dalla necessità di rendere più agevole la fruibilità della spiaggia, eliminando i gradoni o altre irregolarità, formate da vento e moto ondoso. Si tratta di operazioni discutibili, sia in termini di risultati (quantità notevoli di rifiuti permangono nella fascia dunale) che d’impatto ambientale (non solo per Caretta, ma per tutto l’ecosistema litoraneo) e paesaggistico (una spiaggia “ruspata” perde, almeno temporaneamente, ogni attrattiva di naturalità).
Inquinamento luminoso
L’illuminazione delle spiagge (lidi, lungomare, viabilità, locali pubblici e abitazioni private) costituisce un'altra importante causa di fallimento delle nidiate. I piccoli di C. caretta, al momento della schiusa (notturna), tendono spontaneamente ad orientarsi verso le fonti luminose dominanti. Le luci artificiali, come s’è detto, ne determinano un totale disorientamento, che li porta a dirigersi nella direzione opposta a quella del mare e, così, a morte certa.
Illegale utilizzo di autoveicoli
L’utilizzo di mezzi fuoristrada sugli arenili è, per quanto non consentito a norma di legge, frequentemente praticato lungo tutta l’area costiera. Il transito di un veicolo su un nido di C. caretta può essere causa di schiacciamento delle uova e, quindi, della loro distruzione.
Fruizione turistica
La fruizione turistica delle spiagge, infine, costituisce un potenziale fattore di rischio (per es., ombrelloni o sdraio posti sui nidi, calpestamento intenso), la cui rilevanza nell’area costiera è, per ora, non elevata per la limitata diffusione dei lidi balneari.
Attività di pesca
L’intensa attività di pesca con il palangaro di superficie per la cattura di grandi pesci pelagici (tonni e pesce spada) rende estremamente vulnerabile lo stock di C. caretta presente nell’area.
Se, infatti, il Mar Ionio rappresenta, nel suo complesso, una delle aree di aggregazione alimentare più frequentate in Mediterraneo dalle tartarughe e, in conseguenza, una delle aree con il più alto rischio di catture accidentali, l’area di studio detiene, in particolare, il più alto tasso di catture accidentali nel palangaro di superficie per la pesca al pesce spada. Anche la pesca del tonno alalunga è presente nell’area di studio e dati preliminari rivelano un tasso di cattura ancora più elevato (9.7 tartarughe/1000 ami), questo tipo di pesca è la più impattante sulle tartarughe marine in termini di catture accidentali.
La conferma del grave impatto del palangaro di superficie per la mortalità delle tartarughe catturate è data dalle osservazioni degli esemplari di C. caretta rinvenuti morti o in difficoltà lungo le coste italiane: nello Ionio, il 25% degli esemplari spiaggiati e il 53% di quelli rinvenuti alla deriva presso la costa, presentavano evidenza di cattura da parte del palangaro.
Degrado dell’habitat costiero
L’European Union for Coastal Conservation sulla base dei dati aggiornati alla fine degli anni ’90, segnalava per l’Europa centrale e occidentale una riduzione di circa il 75% delle superfici occupate da dune costiere nell’arco dell’ultimo secolo scorso, e dell’80% per quanto riguardava quelle italiane. Questa costante aggressione ha profondamente alterato gli elementi di naturalità delle nostre coste, sia le valutazioni orientative dello stato dei tratti litorali caratterizzati dalla presenza di dune costiere.
L’ambiente costiero, e in particolare quello dunale, è a livello regionale uno tra quelli maggiormente sottoposti a pressione antropica. In Calabria, circa i 2/3 della costa si possono considerare sottoposti a forte pressione antropica (o in forte urbanizzazione). I restanti tratti costieri presentono comunque gravi problemi di degrado e ruderalizzazione, spesso con estesi fenomeni d’invasione di specie esotiche. L’area del progetto non fa eccezione rispetto al trend nazionale e regionale e anche se rappresenta uno dei tratti di costa con una serie dunale ancora ben sviluppata e relativamente poco urbanizzata, soffre di numerosi problemi di conservazione.
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In primo luogo l’erosione costiera, dovuta soprattutto alla limitazione degli apporti di sedimento dai sistemi fluviali in seguito alla realizzazione di invasi, alla cementificazione delle aste fluviali e alle captazioni idriche, rappresenta la principale causa di riduzione dell’area di espansione spaziale degli habitat dunali, insieme con la realizzazione di strutture di viabilità a monte (la SS 106 e la Ferrovia dello Stato seguono parallelamente la linea di costa).
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Il secondo fattore, in ordine d’importanza, è rappresentato dall’urbanizzazione (in funzione non solo turistica) e dall’agricoltura (in riduzione negli ultimi anni) che provocano una sostituzione degli habitat e numerosi problemi di alterazione della composizione e della struttura delle comunità limitrofe alla serie dunale.
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Il terzo principale problema è legato ai fenomeni di invasione di specie esotiche (sia introdotte appositamente, che sfuggite alla coltura) che, se non adeguatamente contrastate, sono in grado di occupare gran parte delle superfici naturali.
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Il quarto problema è legato alla fruizione non controllata (anche con mezzi) che provoca discontinuità e degrado degli habitat.
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Nell’area, soprattutto nella fascia retrodunale sono frequenti fenomeni di incendio (in gran parte d’origine dolosa) che impediscono la naturale evoluzione della vegetazione.
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Infine, da citare anche il problema dei rifiuti rappresentati da materiali che, abbandonati o persi in mare e provenienti da diverse fonti (terrestri, discariche, sversamenti illegali, fognature, apporti dai fiumi, diporto, attività mercantili, pesca, attività turistiche e ricreative ecc.) galleggiano, affondano, si frantumano e a volte si spiaggiano rappresentando un serio problema ambientale.